[vc_row][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”13885″ img_size=”full” onclick=”link_image”][vc_empty_space][vc_single_image image=”13887″ img_size=”full” onclick=”link_image”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_column_text]GAETANO GANDOLFI

(San Matteo della Decima 1734 – Bologna 1802)

 

VISIONE DI SANT’ANTONIO DA PADOVA

 

Olio su tela. 141 x 114 cm.

con:

Disegno a carboncino e gessetto bianco su carta. 27 x 20 cm.

 

La Vergine assisa su una coltre di nubi, in un interno che la presenza di una imponente colonna qualifica come chiesastico, indica con la mano sinistra il giglio, simbolo della purezza del santo, retto dall’angelo; un gesto gentile accompagna il movimento verso Antonio del Bambin Gesù, il cui piede poggia sul Liber Miraculorum.

Il santo, semi inginocchiato, con le mani splendide nel disegno, incrociate sul petto, esprime nel volto e nella posa più ancora della devozione, l’emozione per la miracolosa apparizione, in termini di profonda quanto composta trepidazione, lontana dall’enfasi patetica che contraddistingue simili raffigurazioni fatte dai suoi grandi maestri, il Guercino su tutti, e inficia la resa di dipinti analoghi della contemporaneità; una lettura psicologicamente convincente di ciò che il pittore voleva condividere con il riguardante, il turbamento estatico vissuto dal protagonista. E come di commento infine l’angelo, il bellissimo angelo, a cui l’ala fa ombra al volto senza impedire che vi si possa leggere l’espressione gentile e serena, nel volgere dello sguardo alla Madonna. Tutto è avvolto da un’atmosfera di pacatezza assoluta, lontana dal patetico e devoto che potrebbe attendersi da una rappresentazione di un’estasi mistica; nessun ardore, nessuna veemenza a turbare, dell’incontro, l’incomparabile semplicità. In questo, la straordinaria coscienza critica dell’autore, cui si deve la consapevolezza della necessità di rivestire di una diversa forma un nuovo ragionamento di antichi culti, antichi racconti.

Una simile sapienza, e lo stile della pittura, concedono di datare l’opera ad anni tardi dell’attività di Gaetano Gandolfi, allorché si misura per l’ultima volta con la tradizione dei padri, ed effonde in dipinti che non si esita a definire capolavori, quali l’Istituzione dell’eucaristia di San Lorenzo di Budrio, la Trasfigurazione di Cristo del Duomo di Forlì, il San Leonardo da Porto Maurizio libera un’ossessa di Bologna, Chiesa di San Bartolomeo, Beverara.

A questi dipinti si apparenta, per intelligenza d’invenzione ed equilibrio di resa, la pala in questione, che è accompagnata, dall’origine, dal disegno preparatorio, elegantissima prova della capacità grafica dell’artista che fu tra i migliori disegnatori europei della sua età.

Da rilevare infine che il dipinto si trova tuttora nell’originale cornice definita Gandolfina in quanto appositamente realizzata per le opere dei Gandolfi.

Le due opere sono corredate da una scheda critica della Prof. Donatella Biagi Maino, dalla quale è estratto il presente testo.

 

Prezzo a richiesta

 

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